TERAMO – Se per amor di patria si parla di tregua in attesa dell’assemblea dei soci, quella tra la governance della Teramo Ambiente e il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto è sicuramente una tregua ‘armata’. Chi credeva che il tavolo operativo per la definizione dei debiti e dei crediti tra il Comune e la partecipata, portasse ad un armistizio dopo le scaramucce e le polemiche dell’ultimo mese, è rimasto deluso. Gli unici a trarre buone notizie dall’incontro dal nuovo incontro sono state le imprese che hanno lavorato su commissione della TeAm per eseguire la messa in sicurezza dei cimiteri del capoluogo e delle frazioni dopo il terremoto. Come auspicato dal consigliere di opposizione Maurizio Salvi nell’ultimo consiglio comunale, il sindaco ha chiuso almeno questa voce nella verifica dei conti anticipati dalla TeAm. Nelle casse della partecipata confluiranno, nelle prossime ore, circa 340mila euro necessari a soddisfare i crediti delle ditte.
Ma è l’unica parte dei crediti vantati dalla TeAm ad essere stata definita. E’ poco più del 10 per cento del totale.
Se non si troverà chiarimento ai circa 1,2 milioni di cosiddetti crediti inesigibili (risalenti al 2008-2009), ormai destinati ad essere materia dell’arbitrato riproposto dagli amministratori TeAm, uno spiraglio sembrava riguardare i conguagli dell’Irpef (1,3 milioni), il verde pubblico (360mila euro) e la razionalizzazione della spesa (altri 350mila euro). Ma i rumors che provengono dalla riunione non depongono verso una linea comune di azione che riavvicini le parti: sui conguagli sembra che il Comune abbia chiesto altra documentazione per chiarire la vendita dei mezzi della raccolta avvenuta alcuni anni fa (che in realtà non c’è mai, al contrario dei bidoni stradali), sul verde pubblico (risale al 2010) l’Ente non riconoscerebbe il debito, sulla razionalizzazione ci sarebbe tendenza ad accogliere le richieste ma limitatamente ai tre ultimi mesi del 2014 e non anche per la parte del 2015. Il sindaco Gianguido D’Alberto è però ottimista: “Abbiamo convenuto che in questa delicata fase per la TeAm – ha detto al termine della riunione – c’è da fare quadrato e arrivare all’assemblea dei soci con una proposta di transazione che soddisfi entrambe le parti. E’ chiaro che su alcuni aspetti del debito, che voglio ricordarlo proviene da molto lontano, è quasi impossibile ricostruire l’esatta entità. Ad ogni modo, ritengo che il tavolo sia stato costruttivo e abbia riportato la situazione a quel giusto livello di toni che auspico da quando abbiamo preso in mano questa situazione”.
Ma quando si parla di transazioni c’è da fare i conti con il bilancio. I numeri, per stessa affermazione del sindaco, provengono da lontano come buona parte di altri guai che riguardano la Teramo Ambiente: e quei numeri relativi a un debito che riguarda il periodo tra il 2008 (Tari dei morosi) e i primi quattro mesi del 2015 (razionalizzazione della spesa), sono stati sempre portati in bilancio. Ragion per cui oggi è difficile poterli richiamare e ‘sanare’. Solo ipotizzando un riconoscimento al 50 per cento del loro importo (ovvero 1,7 milioni dei 3,4 circa), significherebbe mandare in passivo il bilanci della TeAm che sarà approvato nei prossimi mesi. Ecco perché in TeAm quegli stessi amministratori che domani potrebbero essere chiamati a risponderne, mantengono un atteggiamento di assoluta indisponibilità a ‘mollare’ su questa o quella somma da avere. E ogni passaggio che preveda una trattazione tra le parti dovrà aver previsto prima, necessariamente, un riconoscimento di quelle somme dovute dal Comune, così da giustificare le poste iscritte negli ultimi bilanci, sei o sette recenti. Poi, si fa notare da ambienti vicini alla Teramo Ambiente, valutare tutte le possibili strade verso una soluzione concordata, tra le quali una proposta protocollata nel 2015, dall’allora governance TeAm nelle persone dell’amministratore delegato Luca Ranalli e del presidente Pietro Bozzelli. Prevedeva l’ipotesi di evadere una parte del debito con una rateizzazione da spalmare anche su u arco di dieci anni, l’altra con la cessione di immobili comunali utilizzabili a fini operativi per l’attività della stessa società partecipata.
Ma è l’unica parte dei crediti vantati dalla TeAm ad essere stata definita. E’ poco più del 10 per cento del totale.
Se non si troverà chiarimento ai circa 1,2 milioni di cosiddetti crediti inesigibili (risalenti al 2008-2009), ormai destinati ad essere materia dell’arbitrato riproposto dagli amministratori TeAm, uno spiraglio sembrava riguardare i conguagli dell’Irpef (1,3 milioni), il verde pubblico (360mila euro) e la razionalizzazione della spesa (altri 350mila euro). Ma i rumors che provengono dalla riunione non depongono verso una linea comune di azione che riavvicini le parti: sui conguagli sembra che il Comune abbia chiesto altra documentazione per chiarire la vendita dei mezzi della raccolta avvenuta alcuni anni fa (che in realtà non c’è mai, al contrario dei bidoni stradali), sul verde pubblico (risale al 2010) l’Ente non riconoscerebbe il debito, sulla razionalizzazione ci sarebbe tendenza ad accogliere le richieste ma limitatamente ai tre ultimi mesi del 2014 e non anche per la parte del 2015. Il sindaco Gianguido D’Alberto è però ottimista: “Abbiamo convenuto che in questa delicata fase per la TeAm – ha detto al termine della riunione – c’è da fare quadrato e arrivare all’assemblea dei soci con una proposta di transazione che soddisfi entrambe le parti. E’ chiaro che su alcuni aspetti del debito, che voglio ricordarlo proviene da molto lontano, è quasi impossibile ricostruire l’esatta entità. Ad ogni modo, ritengo che il tavolo sia stato costruttivo e abbia riportato la situazione a quel giusto livello di toni che auspico da quando abbiamo preso in mano questa situazione”.
Ma quando si parla di transazioni c’è da fare i conti con il bilancio. I numeri, per stessa affermazione del sindaco, provengono da lontano come buona parte di altri guai che riguardano la Teramo Ambiente: e quei numeri relativi a un debito che riguarda il periodo tra il 2008 (Tari dei morosi) e i primi quattro mesi del 2015 (razionalizzazione della spesa), sono stati sempre portati in bilancio. Ragion per cui oggi è difficile poterli richiamare e ‘sanare’. Solo ipotizzando un riconoscimento al 50 per cento del loro importo (ovvero 1,7 milioni dei 3,4 circa), significherebbe mandare in passivo il bilanci della TeAm che sarà approvato nei prossimi mesi. Ecco perché in TeAm quegli stessi amministratori che domani potrebbero essere chiamati a risponderne, mantengono un atteggiamento di assoluta indisponibilità a ‘mollare’ su questa o quella somma da avere. E ogni passaggio che preveda una trattazione tra le parti dovrà aver previsto prima, necessariamente, un riconoscimento di quelle somme dovute dal Comune, così da giustificare le poste iscritte negli ultimi bilanci, sei o sette recenti. Poi, si fa notare da ambienti vicini alla Teramo Ambiente, valutare tutte le possibili strade verso una soluzione concordata, tra le quali una proposta protocollata nel 2015, dall’allora governance TeAm nelle persone dell’amministratore delegato Luca Ranalli e del presidente Pietro Bozzelli. Prevedeva l’ipotesi di evadere una parte del debito con una rateizzazione da spalmare anche su u arco di dieci anni, l’altra con la cessione di immobili comunali utilizzabili a fini operativi per l’attività della stessa società partecipata.
E’ facilmente intuibile che la partita è soltanto rimandata: la governance non si è rimangiata la decisione di percorrere la strada dell’arbitrato, deliberata dal Cda una settimana fa, e l’argomento sarà all’ordine del giorno dell’imminente assemblea dei soci, cui parteciperanno il Comune, il MoTe e la curatela fallimentare di Venezia. Quando si terrà, sarà ance l’occasione per apprendere, dal curatore Marco Basaglia, lo stato dell’arte della richiesta di concordato fallimentare dell’Enertech presentata da società al momento sconosciuta e soprattutto le sue decisione sul destino della gara per l’acquisto delle quote private di TeAm, la cui scadenza del 16 aprile si avvicina sempre più.